LA STORIA DELLA NOCCIOLA, PATRIMONIO ITALIANO NEL MONDO

 
 

LE ORIGINI DELLA NOCCIOLA

Le origini del nocciolo sono molto antiche e la sua diffusione si fa risalire alla fine dell’ultima era glaciale, ovvero circa 10000 anni fa.

Lo dimostrano dei fossili ritrovati in Germania, in Danimarca e addirittura in Svezia con i quali si presume che i frutti di questo arbusto facessero parte della dieta dell’uomo primitivo che, non conoscendone ancora la coltivazione, si nutriva di bacche e frutti selvatici. Tra questi c’era anche la nocciola.

Ma quand’è che l’uomo ha scoperto la coltivazione della pianta di nocciole?

L’albero di nocciole è stato uno dei primi alberi da frutto che l’uomo ha iniziato a coltivare. Le origini si attribuiscono alla Mesopotamia per poi diffondersi in tutta Europa, specialmente nell’area del Mediterraneo e dei Balcani. La pianta di nocciolo era apprezzata sia dai greci che dai romani ed era perfino ritenuta una pianta con doti particolari e magiche:

  • Nell’antica Roma si pensava che regalare un piccolo albero di nocciolo portasse felicità

  • Nella Francia medioevale si regalava agli sposi come auspicio di fertilità

  • Nell’Italia medioevale si pensava che con i suoi rami si riuscissero ad invocare i defunti

Dal suo legno venivano create bacchette per culti di magia e alcune leggende narrano che questo albero da frutto non potesse essere colpito dai fulmini, richiamando un aneddoto in cui la Madonna stessa era stata protetta da una pianta di nocciolo durante un forte temporale.

La sua legna è usata, soprattutto quella del nocciolo selvatico, nei forni a legna (i pizzaioli professionisti infatti la usano molto per i loro forni), per la sua caratteristica di creare rapidamente una brace abbastanza duratura e che non provoca fumo e scoppiettii; viene fuori infatti una brace finissima, che viene usata nella fabbricazione delle carbonelle da disegno e della polvere da sparo e i gusci vengono usati come combustibile. Non si butta niente insomma.

Durante la prima e la seconda guerra mondiale, scarseggiando molte risorse di prima necessità per il nutrimento e la sopravvivenza, l’uso dell’olio di nocciola diventò un elemento principale dell’alimentazione italiana.

 
 

La coltivazione vera e propria del nocciolo, oltre alla storia greco-romana, parte, secondo alcune fonti all’inizio del 900 nell’Alta Langa, per ottimizzare terreni marginali: intorno agli anni 60-70, grazie alla scoperta delle caratteristiche qualitative della nocciola da parte dell’industria dolciaria, in particolare la Ferrero di Alba, iniziò la coltivazione vera e propria in tutto il territorio delle Langhe, in Piemonte.

A livello mondiale, la coltivazione del nocciolo si localizza principalmente in 4 aree principali: lungo la costa meridionale del Mar Nero, in Italia, in Spagna e nella parte occidentale del nord America. Negli ultimi anni la richiesta di prodotto a livello mondiale ha portato diversi tentativi di sviluppo in altre parti del mondo come Francia, Cile, Brasile, Sud Africa, Romania, Australia, Argentina, Bulgaria, ecc...

I migliori risultati sono stati ottenuti in Cile e in Romania perché il territorio risulta essere più adatto alla crescita e coltivazione.

In Italia la coltivazione di nocciole è diffusa ormai su quasi tutto il territorio con diverse varietà e caratteristiche dettate dall’adattabilità al territorio e alla tipologia di denominazione che da esso ne derivano (Tonda Gentile, Trilobata, Giffoni, Romana).

Oggi la coltivazione del nocciolo è maggiormente diffusa nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo: Turchia, Italia, Spagna, Grecia e Francia. La Turchia è il primo produttore mondiale (70%), ma l’Italia occupa il secondo posto (15%) con le sue produzioni di alta qualità nel Lazio, in Campania e proprio in Piemonte.

La coltura del nocciolo (corilicoltura) in Piemonte si è diffusa alla fine del 1800

I vigneti furono distrutti dalla fillossera, un insetto di origine americana che arrivò in Europa alla metà del secolo scorso e si diffuse rapidamente in tutti i vigneti, distruggendoli, e gli agricoltori trovarono nella nocciola una nuova fonte di reddito. Da allora, le coltivazioni anno dopo anno sono cresciute e diventate un elemento fondamentale per l’economia del territorio e per la tradizione.

Tonda Gentile Trilobata del Piemonte è la denominazione ufficiale della nocciola coltivata nella zona delle Langhe a cui nel 1993 venne riconosciuta dalla Comunità Europea la certificazione IGP (Indicazione Geografica Protetta) e solo le nocciole prodotte in Piemonte possono vantarsi del titolo IGP Nocciola Piemonte.

Infatti è solo in alcuni territori delle colline del Sud Piemonte (Alta Langa, Cuneo, Asti, Alessandria) grazie a particolari fattori climatici e specifiche pratiche di coltivazione La Tonda Gentile Trilobata esprime al massimo le proprie caratteristiche come l’aroma, la tostatura, la croccantezza, la resistenza alla rottura e all’irrancidimento. Ed è per questo che è anche una fra le materie prime dell’industria dolciaria.

LA NOSTRA PERSONALE “IDEA” DI NOCCIOLA PIEMONTE IGP

L'Azienda Agricola Tarable ha sede vicino Bra, in Piemonte, con appezzamenti nei comuni di Pocapaglia e Monticello d’Alba, nel cuore del Roero, in una delle zone divenute famose e conosciute in quanto patrimonio della coltivazione della nocciola.

Proprio dalla nocciola prende vita questa realtà a conduzione famigliare che con amore e dedizione intraprende la coltivazione della nocciola con un metodo di lavoro che custodisce l’esperienza agricola e la tradizione sana e solida del passato, ma che guarda al futuro, avvicinandosi a metodi nuovi e innovativi, come la coltivazione biologica dei prodotti, nel rispetto totale dell’ambiente e del Territorio.

Tutte le nostre nocciole vengono lavorate seguendo gli standard biologici e coltivate all’interno dei nostri appezzamenti piemontesi: i prodotti raccolti nelle file perimetrali di ogni nostro campo (che determina il confine con gli appezzamenti vicini, che non è detto potrebbero usare prodotti coerenti con la cultura Biologica) vengono indicati come prodotti IGP.

Il nostro obiettivo primario è quello di produrre cibi sani e nutrienti per portarli sulla tavola di ogni persona, sempre tutelando la terra e i suoi “frutti”, per conservare e proteggere la sua naturalezza autentica e consegnarla intatta alle generazioni future.

 

 

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